È di recente la sentenza con cui la Corte europea per i diritti umani ha statuito la legittimità delle affissioni nelle scuole del Crocifisso, senza incorrere le stesse in alcuna violazione dei diritti umani.
Una sentenza importante che contiene due elementi innovativi sul piano del diritto che investono anche il tema della “laicità”.
Quali sono questi due elementi innovativi introdotti dalla corte di Strasburgo con la sentenza?
Proviamo ad elencarli.
Nelle motivazioni che sono alla base della decisione, si legge infatti – “se è vero che il Crocifisso è prima di tutto un simbolo religioso, non sussistono tuttavia elementi attestanti l’eventuale influenza che l’esposizione di un simbolo di questa natura sulle mura delle aule scolastiche potrebbe avere sugli alunni”.
Il secondo importante elemento è quello per cui un Crocifisso apposto su un muro è un simbolo essenzialmente passivo, la cui influenza sugli alunni non può essere paragonato a un discorso didattico o alla partecipazione ad attività religiose.
Qual è il corollario che dobbiamo trarre da questa importante sentenza? Semplice: il Crocifisso non è lesivo della libertà religiosa.
Questo sul piano del diritto. Vorrei però, concludere questo mio breve articolo, con le belle parole di Natalie Ginzburg su quello che per noi – credenti e atei – può rappresentare il Crocifisso: “Per i cattolici, Gesù Cristo è il figlio di Dio. Per i non cattolici, può essere semplicemente l’immagine di uno che è stato venduto, tradito, martoriato ed è morto sulla croce per amore di Dio e per il prossimo. Chi è ateo, cancella l’idea di Dio, ma conserva l’idea del prossimo…”
Per chi volesse approfondire il tema, consiglio un bel saggio di Gustavo Zagrebelsky: “Scambiarsi la veste – Stato e Chiesa al governo dell’uomo” – Editori Laterza
Redattore:
ATTANASIO ROSARIO
Docente di Diritto ed Economia
Istituto Professionale Statale “A. Motolese” - Martina Franca
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