Il nuoto è da sempre considerato uno degli sport più completi, coinvolge tutta la muscolatura e le articolazioni del corpo e grazie ad esso si può raggiungere il completo controllo di tutti i movimenti. Fa bene al cuore e ai polmoni ma soprattutto all’umore. L’unico imperativo categorico è farlo in modo corretto. Il nuoto, purtroppo, è una disciplina sportiva ancora poco seguita in Italia, nonostante la costante crescita del movimento legata ai successi internazionali di atleti del calibro di Lorenzo Vismara, Domenico Fioravanti, Massimiliano Rosolino e l’attuale beniamina del pubblico Federica Pellegrini, nuotatrice che sta riuscendo a gestire i suoi successi in piscina con la notorietà in televisione e con i media. Io ho cominciato a nuotare all’età di quattro anni, ma avrei voluto fare le mie prime bracciate molto prima. A soli tre anni, ogni volta che vedevo mio fratello maggiore in quell’enorme vasca d’acqua, mi veniva un’irrefrenabile voglia di seguirlo. A otto anni, dopo un anno di pre-agonismo, facevo parte
della squadra agonistica. Questa cosa mi piaceva un sacco, era gratificante dire “Io faccio parte della squadra agonistica” ai miei compagni di scuola, sembrava una cosa seria, importante. In realtà io pensavo fosse una cosa normale, non avevo ancora capito cos’era veramente il nuoto e cosa sarebbe diventato per me.
Giorno dopo giorno mi piaceva sempre di più nuotare, finché non arrivarono le prime gare. Ero sempre terrorizzata, non volevo proprio farle. Un giorno però, la mia allenatrice si avvicinò e mi disse: “entra in acqua e fai quello che sai fare!”. Mi fece sorridere e mi tranquillizzò. A distanza di otto anni ho ancora queste parole stampate nel cuore. Da quel giorno non ebbi più paura delle gare, al contrario ne sono entusiasta.Il nuoto per me è modo per sfogarmi, per liberare la mente da tutti i brutti pensieri. Il rumore dell’acqua mi fa stare bene, mi rilassa. Il nuoto è vita e senza non sarei me stessa.
Oggi, dopo dodici anni passati a fare avanti e dietro, a cercare di toccare un muro il più velocemente possibile, a fare una capriola e ricominciare, a vedere quella linea nera sul fondo, ad ascoltare la mia allenatrice che mi dice tutto ciò che devo fare, a fare innumerevoli sacrifici, non sono ancora stanca.
Mi preparo tutti i giorni per più di 2 ore, percorrendo sino a 6000 metri in acqua (la bellezza di 240 vasche). A volte, quando il peso dei sacrifici che faccio per gli allenamenti prende il sopravvento in me, vorrei abbandonare tutto, mettere una pietra sopra ad una pagina indelebile della mia vita, ma non ho mai trovato né il coraggio, né la forza. La passione è più forte della ragione, anche se, in fondo so che arriverà un giorno e con gli impegni di studio e di lavoro, sarà necessario. Spero solo che questo giorno arrivi il più tardi possibile.
Redattrice: Barbara D’Arcangelo
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