Sono comunemente definite “ragazze madri” le donne sole in attesa di un bambino, o che hanno già partorito.
Nella nostra società il concetto di “famiglia” sta lentamente cambiando: ci si sta allontanando sempre di più dall’idea della famiglia tradizionale, cioè quella formata da padre, madre e figli e si stanno affermando esempi di famiglie atipiche o “allargate”.
Secondo recenti ricerche statistiche condotte in ambito europeo, i genitori single rappresentano una buona percentuale nel quadro delle nuove tipologie di famiglie.
Le donne in particolare sono single perché separate, divorziate o perché hanno fatto la scelta coraggiosa di portare avanti da sole una gravidanza indesiderata e non voluta dal proprio compagno. Nella gran parte dei casi, quindi, la loro condizione di mamme single deriva da una necessità e non da una libera scelta.
A tale proposito riportiamo un’intervista rivolta ad una donna, ragazza madre alla fine degli anni ’80, amica di una nostra collega di redazione, che chiameremo Laura, per utilizzare un nome di fantasia e salvaguardare la sua privacy. Le sue parole ci hanno aiutato a capire meglio quali possono essere le difficoltà di una giovanissima mamma senza il sostegno di un compagno.
Come ti chiami?
Laura.
Quanti anni hai?
41 anni oggi, all’epoca della mia gravidanza avevo solo 21 anni.
Che lavoro svolgi? Ti occupa molto tempo?
Lavoro in un Istituto Superiore come collaboratrice scolastica, un lavoro che mi assorbe parecchio e mi occupa per tutti i giorni della settimana.
Come i tuoi genitori hanno preso la notizia della tua gravidanza?
I miei genitori in un primo momento non l’hanno accettato ma poi, con il passare del tempo si sono convinti.
É stata un’esperienza difficile da affrontare?
Sì, soprattutto nei primi mesi, perchè non avevo il sostegno nè della mia famiglia nè di quella del mio ragazzo.
Izialmente hai pensato di abortire?
No, non ho mai pensato a questa possibilità in quanto sono stata sempre contraria l’aborto.
Hai detto subito al tuo ragazzo di essere incinta?
Sì, e lui inizialmente era felice, ma mi ha abbandonata subito, forse perchè era troppo impegnativo il compito di padre anche perchè non aveva un lavoro stabile.
Hai deciso di consigliarti con l’equipe del consultorio del tuo paese?
No, perchè non conoscevo l’esistenza di questi centri.
Come hai vissuto la gravidanza?
Benissimo, perchè ho sempre desiderato mia figlia.
Subito dopo la nascita della tua bambina i tuoi genitori e/o le persone a te care ti sono state vicine sin dall’inizio? Ti hanno aiutata?
Tutti mi sono stati vicini e mi hanno aiutata in tutto e per tutto, ma avrei preferito anche la vicinanza del mio ragazzo o della sua famiglia.
Tua figlia ha sentito la mancanza della figura paterna?
Si, l’ha cercata ma solo in parte, perchè mio padre ha cercato di colmare questa assenza.
Come si chiama e quanti anni ha oggi tua figlia?
Si chiama Veronica ed ha 20 anni, frequenta un Istituto Tecnico Industriale, durante le ore pomeridiane svolge l’attività di baby sitter, anche per una sua autonomia.
Oggi sei serena?
Sì, perchè convivo con un uomo, libero da altri impegni coniugali, che prima di amare me ha accettato mia figlia.
Cosa ti senti di consigliare ad una ragazza che sta vivendo una esperienza simile?
Di non abortire, di vivere la gravidanza con serenità, di affrontare le difficoltà della vita con coraggio, di voler bene in modo incondizionato ai propri figli. Le consiglierei, inoltre, di non parlare male del padre davanti ai figli. Ad esempio in occasione delle festività o ricorrenze speciali mia figlia puntualmente riceveva un regalo che io acquistavo, ma lei ha sempre creduto che glielo avesse mandato il padre.
Mia figlia ha sempre saputo che l’assenza del padre era dovuto ad impegni di lavoro.
Mia figlia ha ha saputo la verità da grande, però grazie alle mie “bugie” ha vissuto serenamente la sua infanzia. A testimonianza di quanto vi sto dicendo, vorrei farvi leggere una delle poesie scritte da mia figlia per il padre.
... Papà...
Avevo solo un mese
ma tu sei andato via
e mi hai abbandonato,
mi hai lasciato sola.
Più tardi ho iniziato a capire
Così ti cercavo ovunque...
Ti cercavo nel letto, al suo fianco
ma tu non c’eri,
ti cercavo per tutta la casa
ma non riuscivo a trovarti.
Alla fine ho provato a guardare dentro di me,
nel mio cuoricino,
ma purtroppo non eri neanche lì.
Solo ad allora ho capito che tu
non ci sei mai stato,
non sei mai stato presente nella mia vita...
Non mi va neanche
di dirti che è stato un peccato,
perchè tanto non so cosa significa averti accanto!
Mi spiace solo non poter provare quella sensazione
così grande e così forte
nell’abbracciarti, baciarti e stringerti a me,
ma sotrattutto mi spiace non poter pronunciare quella parola a me sconosciuta
perchè sarebbe bello poter dire almeno per una volta
...Papà...
Veronica
Settembre 2005
Redattrici: Rubino Maria Angela e Pulito Francesca IV A T.S.S.
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